Tra le cose scomparse a Cattolica che mi capita di rimpiangere maggiormente un posto d’onore lo occupa sicuramente la Vasca di via Mancini. Posizionata in mezzo alla scalinata che conduceva alla soprastante Piazza del Mercato era una vasca mediamente lurida, infestata da alghe e vegetazioni di oscura classificabilità, con un’acqua putrescente e pesante, dove sguazzavano pesci di arcana natura. Grumi subacquei di varia foggia dall’espressione il più delle volte implorante, e comunque con un moto trasversale e asincrono rispetto ad un esemplare ittico degno di questo nome, una specie di girotondo disarmonico che disorientava lo spettatore e lo faceva vacillare delle sue certezze. Ho amato quella vasca per il suo allineamento verticale, per il suo grido di ribellione e per i suoi pesci, sì per i suoi pesci, o comunque qualsiasi cosa si trovasse ad abitarla. Generazione dopo generazione si era venuta a creare una razza perfetta per quel microcosmo in sfacelo, capace di regnare a lungo con leggi severe ma ritagliate su misura per un mondo ostile, pieno di monetine da 10 lire e di sputazzi senili, di lattine sbrecciate e di bottigliette di Seven Up. Una razza che era persino ingiusto archiviare con una definizione latineggiante tout court, ma che meritava in pieno i crismi della purezza e dell’ineffabilità, l’olio sacro della Mitopoiesi insomma. Quel genere di canoni, per dirla tutta, che solo le più alte schiere angeliche e alcune entità mitologiche potevano legittimamente ascriversi.
E ora? Ora che quella gloriosa genìa è stata barbaramente estirpata, si ricordano solo le gesta di alcuni di loro e non rimane quasi più nulla di quello strano mondo. Ho provato a buttare giù una lista di alcune di quelle creature. Un primo pallido tentativo di sistemazione zoologica per quel crogiolo di bestie che, contro ogni previsione, aveva resistito, aveva regnato, aveva trionfato sull’ambiente e lo aveva sottomesso alla forza dei propri cromosomi.
– La Gruccia: questo era un pesce dalla forma in divenire, tendenzialmente albino, con branchie antropomorfe a guisa di piccole manine che gli donavano la singolare forma di un attaccapanni.
– Il Motorospo: un anfibio con escrescenze di vario genere, sacche ulcerose che a una frettolosa occhiata potevano apparire come ruote pneumatiche di varie dimensioni.
– Il Brizz: il Brizzz, così detto, per il curioso sibilo che emetteva quando ci si avvicinava troppo alla superficie purulenta dell’acqua -brizz-, era un Guardiano delle Alture di Pietra, svolgeva anche compiti doganali per le materie prime in entrata e il pesciame in uscita.
– Il Gunga: di lui si vedevano solo gli occhi, sepolto nella melma della vasca, assisteva al collasso cronologico delle Ere e testimoniava in tempo reale ogni variazione del Conio.
– Il Patatrambo: un Creatore, si occupava di riciclare lattine e di creare oggetti per la trasmigrazione in massa della popolazione della Vasca. Era anche telefonista e stringi-cervelli.
[in apertura: il pesce radioattivo dei Simpsons, generato dalle scorie del buon Montgomery Burns]
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L’uomo che cammina
Da qualche anno a Cattolica c’è un uomo che cammina. E non si ferma mai. E’ un omino minuto, magrissimo, biondo, con una chioma stempiata e fluente, lanosa e quasi cotta dalle intemperie a cui è esposta, due occhi chiari che vedono e accolgono le distanze in attesa.
Lo si vede scarpinare per chilometri e chilometri, seguendolo oziosamente con lo sguardo mentre ci si trova in fila con l’auto, oppure distrattamente cogliendolo con la coda dell’occhio mentre si è infervorati in una discussione ad un tavolo del Bar Peledo’s, oppure trovandocelo di fronte mentre si sta faticosamente traslando la gravosissima spesa uscendo dal supermercato Diamante. Lo si incontra dappertutto. Lungo lo stradone che conduce a San Giovanni in Marignano, in Viale Carducci, in Viale Dante, sul lungomare Rasi Spinelli, in Piazza Primo Maggio, nel bel mezzo del Parco della Pace, in via Macanno, in Via Mazzini, davanti a Palazzo Mancini, davanti alla fioriera di Piazza Nettuno, in Via Curiel, in Via Corridoni, in via Prampolini, in Via Verdi, in piazza De Curtis, in Via Del Prete, in Via Matteotti, in Via Malatesta, mentre circumnaviga la rotonda “Welcome To Cattolica”, mentre dribbla le panchine di Piazza del Mercato (e non accenna a intenerirsi sulle note macinate in sottofondo da un Bocelli panteistico), mentre procede spedito sulla banchina del Porto puntando la Capitaneria per poi virare improvvisamente e strambare sullo Squero, mentre percorre l’anello intorno allo Stadio Calbi descrivendo un’orbita perfetta e lineare, come una Luna di Euclide.
Questo lungo elenco di toponimi, che a prima vista potrebbe passare per un noioso stradario di Cattolica, rappresenta in realtà il corpus dei miei ultimi personali avvistamenti dell’uomo-che-cammina che ho morbosamente iniziato ad annotare da tre mesi a questa parte.
Ma chi è l’uomo-che-cammina? Perchè non si ferma mai?
Inizialmente ricordo che l’uomo-che-cammina aveva fatto il suo debutto come uomo-che-pedala. Migrava disinvoltamente da una bici all’altra, a seconda della contingenza e del tipo di lucchetto, non curandosi certo del modello. Credo che più di un cattolichino si sia ritrovato a inseguirlo forsennatamente al grido di: “molla la mia bici, brutto #### [censura]”.
Poi dopo il periodo dello spinning l’upgrade al trekking estremo.
“E cammina cammina…”
Ciao uomo-che-cammina, continua a vegliare sulla città, continua a giustificarne l’essenza masticandola palmo a palmo, continua a volare tra i marciapiedi e a farci sentire fermi.
Immobili.
Mentre tu passi veloce e non ci guardi neppure.
Dal 28 aprile fino al 1 maggio riapre i battenti Cattolica In Fiore, la rassegna floreale e botanica che coinvolge tutte le principali arterie del centro cittadino precipitandole in un turbinio di clorofilla e fotosintesi.
Per l’occasione sono attesi espositori da ogni serra d’Europa. In particolare quest’anno l’attesa è focalizzata su due standisti di chiarissima fama che onoreranno della loro presenza la manifestazione. Si tratta nientemeno che dei signori Wallace & Gromit, illustri vivaisti inglesi e ingegnosi anti-pesto. Il più assoluto riserbo è mantenuto sulla creazione vegetale che presenteranno alla kermesse cattolichina, tuttavia qualcosa è trapelato sui voraci tabloid d’oltremanica. Pare che la creatura arborea in questione abbia a che fare con una Zucchina Gigante. Il signor Wallace, nel corso di un’ispezione in loco, ha recentemente preteso garanzie circa la sicurezza e l’incolumità del Cucurbitaceo, chiedendo senza mezzi termini la presenza di non meno di 500 (cinquecento) uomini delle forze dell’ordine a vegliare sul verde pupillo. Dal canto suo il sig. Gromit è stato abbastanza lapidario e si è limitato a inarcare un paio di volte il sopracciglio alla vista delle lussuriose fontane dinanzi a Palazzo Mancini (il municipio di Cattolica, piazza d’onore riservata allo stand dei due illustri scienziati). Il sig. Wallace ha infatti spiegato, cogliendo la perplessità del suo collega e traducendola in parole, come questo particolare tipo di vegetale tema il cloro presente nell’acqua delle fontane e come questo possa venire a contatto con la superficie della Zucchina mediante nebulizzazione degli spruzzi e vento sfavorevole per poi intaccarne irrimediabilmente il manto e il bouquet. Si è quindi concordato per la costruzione di un gigantesco paraspruzzi in kevlar, da erigersi 24 ore prima dell’esposizione del Gran Vegetale, tutto intorno allo stand. Si è altresì ratificato di installare nelle immediate vicinanze uno stand di formaggi tipici italiani al fine di permettere al sig. Wallace di ristorarsi durante il duro lavoro fieristico.
In questo momento, partiti i due luminari, si deve purtroppo registrare l’aspra protesta degli standisti di orchidee e fiori esotici, fermamente contrari all’idea di avere una Santa Barbara stracolma di Gorgonzola atta a inquinare i delicati effluvi delle loro ardite composizioni floreali.
Una notizia dell’ultima ora accredita l’ipotesi che si stia lavorando a una particolare versione di Gorgonzola che recepisca le spore dei fiori e le restituisca sotto forma di un più accettabile aroma di squacquerone, in definitiva giudicato meno invasivo rispetto alla pungente fragranza del cugino lombardo.
Si tratta infine serratamente sul Pecorino.