L’ora topica per misurare il senso di solitudine di un albergatore sono le 21.
A quell’ora i clienti veri sciamano fuori e l’hotel piomba nella più raminga e solitaria condizione che uomo possa pallidamente immaginare.
Entrano allora dalla porta principale ancestrali spiriti di turisti mai esistiti, modelli comportamentali costruiti a tavolino da qualche sociologo finito internato in qualche istituto in disarmo oppure suicida in qualche melmoso fiume della bassa Brianza.
Si intrecciano conversazioni di uomini e cose non presenti, e l’albergatore presenzia indifeso e come una spugna s’impregna di quella dialettica eterea, di quei parlari nuvolosi e fuggenti, niveo flautati, come musica colta distrattamente nella cornice di un centro commerciale affollato. Le persone e le conversazioni si infittiscono e la hall prende vita virtuale, la gente ride sotto la corteccia di brezza mistificata che i climatizzatori si affannano a restituire all’ambiente ormai di suo già saturo di ectoplasmi e umidità alterate.
L’albergatore professionalmente presenzia, stringe mani, scambia battute, lancia frizzi e lazzi, mordicchia qualche lobo, flirta con un’affascinante signora in vacanza con la figlia ma, ahimè, sprovvista al momento di marito e/o valido accompagnatore, sia esso di vento o di cielo costituito.
Il caldo fuori si stringe alle vetrate e minaccia ogni istante un’irruzione devastante e apocalittica, ma al momento il corteo di spiriti si libra su ogni materiale oppressione e volteggia libero e leggero su queste basse contingenze da aia di provincia.
E questi spiriti eletti intanto disegnano un fulminante affresco di vita alberghiera, un’elegante e impomatato ricevimento, con un garrire di vestiti da sera e abiti da cerimonia che sciamano nei locali come farfalle ubriache di sole.
Immancabile, al momento opportuno, il patriarca leverà i propri augusti glutei e, delicatamente percuotendo con il cucchiaino d’argento il calice di cristallo, proporrà un brindisi all’ospite e al padrone di casa che tanto cortesemente ha accolto e patrocinato un ricevimento tanto importante. Importante, userà proprio questo termine, e l’albergatore, da qualche parte, morirà in segreto per rinascere con un affettato sorriso di circostanza da cospargere elegantemente nell’atmosfera. Le signore osserveranno il destinatario del brindisi e, incidentalmente, delle auguste attenzioni del Patriarca, ammireranno la sua geometrica scriminatura e lentamente rilasceranno fenormoni nell’aria ormai insalubre.
Quando i primi – veri – ospiti rincaseranno non coglieranno che una lieve carezza sul viso, un vago sentore di cose perdute, un deja vu sul morire del campo visivo.
Come un filo di ragno che fluttua in balia del vento.
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