Il circolo dei criptici si riuniva rigorosamente ogni pomeriggio feriale dalle 15.30 alle 17.30 di ogni mese estivo. In apparenza l’incontro dei quattro (o cinque) uomini avveniva in modo del tutto spontaneo. In realtà nascondeva un rituale consolidato, una liturgia segreta la cui metafora riposava nel cuore di ogni membro. Dalla terrazza, attraverso i vetri del parapetto, i Criptici avevano visuale sul passeggio di persone troppo indaffarate nel combattere il caldo e i rivolgimenti della vita per fare caso a loro. E da quella terrazza attraverso un codice privato di gesti e parole riuscivano ad ordire i destini del mondo , a plasmare le correnti di pensiero, a circoncidere il Fato e a compulsare la Via Ultima dell’umanità.
Tra un caffè e un sorbetto al limone il tempo pareva fermarsi dentro la conversazione di quegli uomini. A guardarli sembravano fermi ad un tavolo, ma chi li ascoltava ricavava una persistente sensazione di spossatezza, come se avesse appena corso a perdifiato. Una parola fermava il fiato, un’altra lo toglieva. Parole innocue, banali, sciatte, come ne sentiamo sempre: in treno, in autobus, dal barbiere, alla radio.
Nessuno lo stabilì con certezza ma fu precisamente quello l’inizio dell’Era dei Criptici che portò al decadimento naturale dei primi teoremi della Fisica. Caddero anche alcuni postulati di Linguistica e Filosofia, faticosamente eretti negli anni da rigorosi speculatori e spazzati via da un sussurro.
Furono anche visti aquiloni volare senza filo.