Un giorno di luglio me lo vedo arrivare fiero e invitto come un Dio greco, inarrestabile e chirurgico come il proietto di un cecchino. Entra nell’Hotel, ma che dico entra: “prende virilmente possesso di ogni cosa”, si guarda intorno e subito mi fa un cenno perentorio, come a dire: orsù villico, desisti dal tuo vile ufficio (stavo lavando i bicchieri), deh appropinquati!
Riesco a riconoscerlo una volta dissipata l’aura abbacinante che splende intorno a lui. E’ Pierino Brunelli, Supremo Imperatore dell’Impero Economico Universale, ed è qui, nel mio Hotel, adesso, in persona, per conferire con me, esclusivamente con me.
Mi chiede degli affari, della stagione, dei flussi turistici, poi subito parte in quarta con la sua splendida Utopia. Il SUMFES (Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale), la Magna Romagna, il grave peso della reggenza, le incombenze di un Regno sterminato, la scarsità di manodopera qualificata, la necessità di creare un’Amministrazione snella ed efficiente, il bisogno di una moneta forte e di un calendario che ruoti intorno ad un nuovo disegno ecologico che non perda mai di vista Natura e Uomo (una declericalizzazione verde, il Vaticano starà già attrezzandosi con una Bolla di Eresia acclarata e relativo Anatema).
Io lo ascolto rapito e soprassiedo ad ogni umano affanno, ogni ragionevole tentennamento si dissolve dinanzi a quest’uomo e al suo Progetto. Brunelli è un Dio Pan reincarnato, un filosofo delle grotte che foraggia la sua speculazione con un cocktail di valori agresti, spiritualità bucolica, druidismo ancestrale, elementi della tradizione contadina, tutto quanto ormai stinto e perduto nel marasma della Silicon Valley e del rapace consumismo neurologico. D’accordo, in maniera tutt’altro che latente, potrà far riemergere scomodi profili scolpiti nel marmo nero e lucido del Ventennio, tuttavia dobbiamo cercare di non inquinare il nostro disincanto di fronte a un’Armonia disegnata sulle ali di una Natura finalmente Madre e Nido, porto sicuro ove invocare conforto, protezione, vita vera. Nella visione brunellistica c’è anche un forte richiamo alla Cabala e alla numerologia mistica che dai Templari fino alle odierne Logge Massoniche ha retto le sorti di un mondo sotterraneo, invisibile, cospiratore:
“Il Sumfes è un’amministrazione a cinque livelli. Il mondo va suddiviso in 1.258.400 ministati, corrispondenti ai quartieri. Siccome 11 è il mio numero preferito, 11 ministati formano il medistato, il corrispettivo del Comune, quindi avremo 114.400 medistati; 26 medistati formano il maxistato, quindi avremo 4.400 maxistati; due maxistati formano il superstato, quindi avremo 2.200 superstati. Tolga i due zeri: 22. Cioè 11 più 11.”
Se ne va senza voltarsi, lasciandomi questa impressionante sequela di numeri a rincorrersi nella Hall, 2 Lunari dell’Impero e alcune massime imperiture che bruciano le ultime esitazioni. Lo guardo allontanarsi, e per un attimo l’ombra di Tommaso Moro si confonde con la sua. Ma è già sparito all’orizzonte.
Un Uomo, il suo Sogno.
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