Così cantava Orazio in una sua fulminante satira. “me ne andavo tranquillo e beato per la Via Sacra rimuginando su qualche fatterello di poco conto”… quando all’improvviso ecco profilarsi all’orizzonte un seccatore, anzi IL seccatore per essere precisi.
Così come Orazio anche ogni albergatore ha il suo bravo seccatore con cui misurarsi, una simpatica carogna che ci alita sul collo, che si alza ogni mattina con noi e con noi si corica alla sera. Soltanto che la cosa assume proporzioni bibliche e per rimanere in tema di metafore classiche è una lotta impari, una battaglia delle Termopili che si ripresenta ogni giorno, ed è parte integrante di quel loop dell’albergatore che i miei 7 lettori ben ricorderanno.
In tanti anni di militanza ho imparato la sottile strategia di rivolgere verso il seccatore le sue stesse armi, in un vortice speculare che sto meditando di brevettare.
“Salve la chiamo per conto dell’Enel, il suo contratto deve essere cambiato a fronte di nuove condizioni più vantaggiose per lei”
“Cambiato? ma lei è dell’Enel?”
“sì sono dell’Enel, kashdòçzz@# (indistinguibile)”
“come scusi?”
“Dicevo, sono dell’Enedfohodsfaskj#@?^^jsak… el”
“scusi, sarò un po’ sordo ma non riesco a capire bene il nome della sua compagnia…”
“Guardiiiiii, è facileeeeee, è quella compagnia che le fornisce l’elettricità…”
“quindi lei è dell’Enel”
“infatti”
“Mi sembrava avesse detto un’altra cosa”
“no no, ho semplicemente detto EnHIHç°§#@++èl”
“lo sa che non ho capito ancora?”
“le faccio lo spelling se vuole (con tono risentito)”
“sì perfavore”
“Allora E come Empoli”
“Ok”
“poi N come Napoli”
“sì”
“E…. hmmm… coff. rtç°°@ come …mpoli”
“l’ho persa di nuovo, sarà la linea disturbata”
“(con tono implorante) possiamo passare oltre? Le illustro i vantaggiosi cambiamenti del suo nuovo contratto?”
“e va bene… mi dica pure”
“sono cambiate le condizioni, molto più vantaggiose per lei…”
“ah quindi l’Enel si è data alla filantropia”
“beh diciamo che è un business redirecting”
“un che?”
“dicevo… un business redirecting… un customer care ecco…”
“ah ora sì che ci siamo”
“bene signore (un sospiro di felicità) allora le invio subito un nostro incaricato per illustrarle l’offerta e farle firmare le carte per il nuovo piano-risparmio”
“va bene lo mandi pure…”
Si presenta questo tizio tarchiato dopo 24 ore esatte dalla conversazione telefonica ed è il ritratto sputato di Danny De Vito, tanto che sono tentato di strappargli un autografo, ma lui è uno schiacciasassi ed ha già sciorinato un milione di carte con cui tappezza gran parte della Hall e mi illustra mirabolanti opzioni di risparmio energetico semplicemente conseguibili con una piccola firmetta al modulo A, B , C, V6, HK7 via via fino all’alfabeto perduto di Mu e ai segreti semantici del linguaggio copto.
“Ok ma qui non vedo scritto Enel da nessuna parte, mi scusi eh”
“Come no, signore, ecco guardi qua”.
LOL in un angolino di un foglio A4 spiegazzato ecco far capolino il logo dell’Enel, maldestramente fotocopiato e incollato a mo’ di ciclostile anni ’60.
Lo guardo negli occhi con un sorriso strano…
E salmodio Orazio con la ferocia del sant’uomo.
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Ho latitato, lo confesso, da questo blog per un po’ di tempo, qualcosa come tre giorni che per me e la mia fluente prosopoea rappresentano una quasi-eternità. Principalmente la ragione risiede nel fatto che sono stato assorbito dalla realizzazione di un nuovo blog, Hotel Cattolica, creato su piattaforma WordPress. Un blog che ho inteso come organismo vivente che andasse ad affrontare problematiche turistiche strettamente inerenti a Cattolica ed alla sua realtà di Periferia dell’Impero e magari lanciasse un po’ di sassolini nella morta gora delle possibilità promozionali. A fronte di ciò vorrei eccezionalmente presentare un post estrapolato dal neonato blog che ritengo particolarmente significativo. L’articolo affronta la vexata quaestio del turismo congressuale a Cattolica e lancia una proposta che spero non cada nel vuoto.
Fatte le precedenti premesse [cfr. precedenti post ndr] e analizzando i dati si evince come Cattolica parta svantaggiata rispetto a Rimini e Riccione sul terreno del turismo congressuale. Il principale ostacolo rimane la distanza dal punto nevralgico del flusso turistico che rimane indubbiamente la Fiera di Rimini. Per un congressista, per un operatore fieristico o anche per un semplice visitatore rimane infatti la scomodità di soggiornare a 18 km. di distanza dall’evento che lo interessa, disagio che rimarrebbe anche in caso l’albergatore cattolichino si adoperasse per organizzare un sistema di trasporto idoneo. Personalmente ad esempio mi è capitato di prendere in affitto un piccolo pullman per venire incontro alle esigenze di un gruppo di congressisti che non volevano rinunciare all’ospitalità di Cattolica per il loro soggiorno. Ma si tratta comunque di casi di minore incidenza statistica rispetto alla maggioranza dei congressisti che preferisce soggiornare a pochi metri di distanza dalla Fiera.
Per questa ragione è mia convinzione che Cattolica debba puntare non tanto alla fiera di Rimini come remota fonte di presenze turistiche ma come autentico modello di ispirazione per realizzare, con le debite proporzioni, un’analoga risorsa sul suo territorio. Credo cioè che la strada da seguire sia non già quella di accontentarsi delle briciole dalle presenze congressuali riminesi, ma al contrario puntare ad organizzare eventi congressuali nel territorio di Cattolica e stringersi in sinergia con l’amministrazione comunale per realizzare un piccolo ma efficiente polo fieristico-congressuale che sappia specializzarsi in un determinato campo e divenga attrazione forte per un certo tipo di manifestazioni ad esso strettamente correlate. Per portare a termine questa sfida è necessario istituire come essenziale primo passo un ufficio che coordini gli sforzi di operatori turistici e amministrazione comunale e divenga punto di riferimento per la realizzazione, per la logistica e per la promozione. Una realtà simile è stata istituita con successo a Parma dove è nato il Convention Bureau, un organismo comunale con partecipazione privata che garantisce la promozione degli eventi congressuali attraverso un catalogo ed altre iniziative promozionali.
Chiaramente occorrono investimenti pubblici e privati per creare questa risorsa, che rimane una scommessa dell’intera comunità, e che non solo andrebbe ad incrementare le presenze turistiche ma, fattore ancora più importante, andrebbe a destagionalizzare l’offerta turistica di Cattolica apportando presenze certe lungo l’intero arco dell’anno solare. Quindi in sintesi: investimenti dell’amministrazione comunale e investimenti degli operatori turistici, andando a formare una holding di pubblico e privato che unisca i propri sforzi in nome degli interessi comuni.
La sfida a questo punto rimane da affrontare e vincere: sono convinto che la creazione di un centro congressuale a Cattolica sia tutt’altro che semplice da realizzare. Questo per la difficoltà endemica di Cattolica nel reperire spazi edificabili visto il suo esiguo territorio comunale e il suo altissimo grado di urbanizzazione. Ma forse la difficoltà maggiore risiede proprio nella mentalità di noi tutti: è difficile pensare di realizzare una realtà così complessa e vasta come un polo fieristico partendo dal nulla. Per questo rimane forte la necessità di creare inizialmente (e da subito) un ufficio che cominci a sensibilizzare albergatori, bagnini e commercianti sulla capitale importanza di una tale eventualità e su come sia necessario scommettervi tutti quanti insieme unendo i propri sforzi e sapendosi in questo modo ricollocare su un mercato in forte cambiamento come oggi è il turismo. Presentare un’offerta diversificata e il più possibile eterogenea e completa è a mio avviso l’unica carta vincente per opporsi alla cultura del low cost che così tanto duramente è andata ad aggredire e colpire a fondo il turismo italiano facendo vacillare la prima risorsa economica del Paese.