asìnbel: siamo belli, nel senso di “stiamo freschi”, con marcato senso ironico.
azdòra: la Massaia intesa come Regina incontrastata delle mura domestiche e dei fornelli.
baghèn: il Baghino cioè il Maiale, usato anche come iperonimo di prosciutto, cotica, pancetta, etc.
burdèl: ragazzo, bambino, anche come esclamazione di meraviglia.
capè: capare, scegliere con cura da una moltitudine, capare i fagiolini buoni.
ciafagna: sonnolenza
fraid: fradicio, consunto, macerato.
furmentòn: il mais.
fusaja: bruscolini, sementine, ceci, lupini.
illuzìd: illozzito, sporco, anche in senso lato riferito ad un modo di fare sciatto e trasandato.
invurnìd: lento, ottuso, non così sveglio come lo si vorrebbe.
lassandè: lascia andare, smettila, non dire corbellerie.
lumaghèn: i lumachini di mare.
luvarìa: dolciume, golosità.
mutòr: il motore, per metonimia significa ciclomotore. Curioso l’episodio di un motociclista romano che alla domanda di un cattolichino “l’el tu el mutòr?” (è tuo il motore?) rispondeva: “eccerto ch’è mmjo, e pure ‘a carena, er manubrio, ‘o specchietto, er tubbo der gas…”
pataca: bamboccione, imbecille. Interessante l’etimologia: dall’arabo “bâtaquâ” contrazione di “abû” e “abon tâca” che alla lettera significa: “il padre della finestra”, termine con il quale i Mori di Spagna confidenzialmente chiamavano la piastra spagnola (moneta dell’epoca), sulla quale erano effigiate le Colonne d’Ercole, che per essi rappresentavano una sorta di finestra sull’ignoto. Col tempo il significato assunse l’accezione più volgare ( e decisamente meno suggestiva) di “macchia”, “sudiciume” facendo riferimento ad una macchia sugli abiti grande come la moneta. In Romagna sembra che il termine abbia poi assunto valore nominale traslando il retaggio semantico a persona fisica: “tsì propria un gran pataca”, oppure anche volgarmente all’organo sessuale femminile: la patacca.
radanèd: radanato, ordinato, ripulito, ben vestito.
ravanè: ravanare, mescolare e pescare dal torbido
sburòn: sburrone, borioso, arrogante, fanfarone.
scalfanècc: scalfaniccio, tanfo di sudore rappreso: t’fe pòza ad scalfanècc.
scarana: la sedia, intuibile la derivazione da “scranno” a sua volta etimologicamente affine al germanico “shrank” e al francese “écran”. Cfr. Dante: “Or chi tu se’ che vuoi sedere a scranna / Per giudicar di lungi mille miglia / Con la veduta corta di una spanna? ” (Paradiso, XIX, 79)
sgudèble: antipatico, spigoloso, sgusciante, sgudibolo.
sguèla: sguilla, scivola, sfugge al controllo, probabile contrazione del verbo “scivolare” e del sostantivo “anguilla”.
suncècia: salsiccia.
svarzòn: svarzone, olezzo insopportabile, tanfo.
toddecàz: togliti dalla mia vista, sparisci.
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