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Un primo maggio ferragostano

E’ stata una vera battaglia quella che gli operatori turistici di Cattolica, almeno coloro che avevano aperto i battenti della propria attività, si sono trovati a combattere in questo lungo ponte di inizio primavera. Cattolica è infatti stata letteralmente presa d’assalto da un’alluvione di turisti che ha seriamente messo in crisi le capacità ricettive della città, in verità ancora piuttosto acerbe. Infatti, a ben contare, gli alberghi di Cattolica aperti per il ponte del primo maggio sono in un rapporto di 1 a 3. Questo ha fatto sì che si creasse una vera e propria processione di questuanti in cerca di camere, serpentone che si è dipanato attraverso gli hotel sparsi dal Porto fino all’Acquario nell’ardua ricerca di camere libere. Insomma, la classica situazione che si viene a determinare a ridosso del Ferragosto, quando una vera e propria folla si riversa negli alberghi per accaparrarsi l’ultimo metro quadrato di superficie calpestabile e “dormibile”. Personalmente, nel mio prototipo di “hotel Cattolica”, ho vissuto la cosa con crescente preoccupazione. Non tanto per non essere avvezzo al fenomeno, visto che sono ormai 10 anni che dirigo l’hotel, e di ferragosti affollati ne ho vissuti tanti. Quanto piuttosto per l’immagine di forte disservizio che Cattolica ha offerto in questo frangente, facendosi trovare impreparata ad un evento di tali proporzioni. La maggioranza della gente che capitava in hotel, dopo il mio rincresciuto annuncio di tutto esaurito, mi chiedeva infatti perchè molti alberghi fossero chiusi (come se io possedessi chissà quali capacità oracolari). Si aggiunga a questi disagio il problema più che mai vivo dei posteggi carenti, principalmente a causa della mostra di Cattolica in Fiore, che ha monopolizzato molti spazi del centro (come accade da sempre, del resto) costringendo molti visitatori a dirottare sulla zona nord, andando a parcheggiare sulla strada che conduce a Portoverde e dovendo poi sorbirsi parecchia strada a piedi prima di arrivare al sospirato alloggio in albergo (se mai questo fosse stato disponibile). Si aggiunga infine il fatto che essendo molti hotel chiusi erano chiusi anche i relativi parcheggi.
Luci ed ombre, in definitiva, per questo primo maggio. Cose positive: straordinaria affluenza, bellissime giornate estive e grande richiamo turistico che Cattolica ha ancora una volta saputo esercitare. Cose negative: forti disservizi su alloggi e parcheggi, con qualche problema persino a trovare posto per pranzare nei ristoranti, visto il biblico affollamento.

[in apertura: particolare della Fontana delle Sirene, Piazza Primo Maggio, Cattolica. Foto tratta dal cd “Baci di Cattolica” realizzato dall’Amministrazione Comunale di Cattolica]

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L’uomo che cammina

Da qualche anno a Cattolica c’è un uomo che cammina. E non si ferma mai. E’ un omino minuto, magrissimo, biondo, con una chioma stempiata e fluente, lanosa e quasi cotta dalle intemperie a cui è esposta, due occhi chiari che vedono e accolgono le distanze in attesa.
Lo si vede scarpinare per chilometri e chilometri, seguendolo oziosamente con lo sguardo mentre ci si trova in fila con l’auto, oppure distrattamente cogliendolo con la coda dell’occhio mentre si è infervorati in una discussione ad un tavolo del Bar Peledo’s, oppure trovandocelo di fronte mentre si sta faticosamente traslando la gravosissima spesa uscendo dal supermercato Diamante. Lo si incontra dappertutto. Lungo lo stradone che conduce a San Giovanni in Marignano, in Viale Carducci, in Viale Dante, sul lungomare Rasi Spinelli, in Piazza Primo Maggio, nel bel mezzo del Parco della Pace, in via Macanno, in Via Mazzini, davanti a Palazzo Mancini, davanti alla fioriera di Piazza Nettuno, in Via Curiel, in Via Corridoni, in via Prampolini, in Via Verdi, in piazza De Curtis, in Via Del Prete, in Via Matteotti, in Via Malatesta, mentre circumnaviga la rotonda “Welcome To Cattolica”, mentre dribbla le panchine di Piazza del Mercato (e non accenna a intenerirsi sulle note macinate in sottofondo da un Bocelli panteistico), mentre procede spedito sulla banchina del Porto puntando la Capitaneria per poi virare improvvisamente e strambare sullo Squero, mentre percorre l’anello intorno allo Stadio Calbi descrivendo un’orbita perfetta e lineare, come una Luna di Euclide.
Questo lungo elenco di toponimi, che a prima vista potrebbe passare per un noioso stradario di Cattolica, rappresenta in realtà il corpus dei miei ultimi personali avvistamenti dell’uomo-che-cammina che ho morbosamente iniziato ad annotare da tre mesi a questa parte.
Ma chi è l’uomo-che-cammina? Perchè non si ferma mai?
Inizialmente ricordo che l’uomo-che-cammina aveva fatto il suo debutto come uomo-che-pedala. Migrava disinvoltamente da una bici all’altra, a seconda della contingenza e del tipo di lucchetto, non curandosi certo del modello. Credo che più di un cattolichino si sia ritrovato a inseguirlo forsennatamente al grido di: “molla la mia bici, brutto #### [censura]”.
Poi dopo il periodo dello spinning l’upgrade al trekking estremo.
“E cammina cammina…”
Ciao uomo-che-cammina, continua a vegliare sulla città, continua a giustificarne l’essenza masticandola palmo a palmo, continua a volare tra i marciapiedi e a farci sentire fermi.
Immobili.
Mentre tu passi veloce e non ci guardi neppure.